IL TEST

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La presunzione di voler diagnosticare una malattia come l’Adhd, che di fatto non esiste, non è l’unico difetto del test al quale vogliamo impedire l’ingresso nelle scuole. Anche volendo ipotizzare, per assurdo, che possa individuare una patologia reale e dimostrata, questa sorta di questionario, compilato nelle scuole statunitensi osservando gli alunni, trarrebbe in ogni modo conclusioni superficiali, dalle conseguenze potenzialmente dannosissime. Si arriva infatti all’esito finale, ‘malato o no’, attraverso domande ‘a crocette’ spesso imbarazzanti per quanto ridicole. Un sì o un no di troppo, e questo il bambino da lì a poco si ritrova farmacodipendente.

Bollato come ‘anormale’ per puro scopo di lucro e gettato in un unico calderone in cui `bollire’ la sua personalità e farne una massa informe, standardizzata e identica a quella dei coetanei. Come se fosse normale, invece, mettere a rischio il futuro di un ragazzino – il farmaco, un amfetaminico, può provocare gravissime malattie, vere – usando come bibbia un test al quale tutta la comunità scientifica dà la stessa validità dei questionari ‘tra lui e lei’ che compaiono in estate sulle riviste. Basta ricordarne alcune domande per rendersene conto: ‘il bambino muove spesso le mani o i piedi?’, ‘si distrae facilmente?’, ‘ha difficoltà a giocare tranquillamente?’, ‘chiacchiera troppo’ o ‘sembra non ascoltare quanto gli viene detto?’. Oppure ‘si comporta in modo invadente irrompendo nei giochi degli altri bambini?’.

Sarebbe stato sufficiente un solo quesito: il bambino è un bambino? Sì. Peccato, è da curare. Con vagonate di pillole. E pazienza se tutte quelle energie da buttar fuori alla sua età, che creano relazioni e ne formeranno il carattere, verranno sepolte dalle medicine dentro di lui, scatenando chissà quali fantasmi interiori.
A questo punto non ci vuole certo uno scienziato per capire verso quale baratro possa portare un simile percorso. Anche perché allargando il concetto sull’azzeramento immediato di ogni difficoltà e peculiarità ricorrendo in modo indiscriminato ai farmaci, il puro suicidio socioculturale di tutte la fasce di età sarebbe poi a due passi. Per evitarlo, bisogna invece partire da una consapevolezza: l’Adhd è solo una grande operazione di marketing. “Se non si riesce a creare una diagnosi, non la si può fatturare”, diceva la ricercatrice Margaret Hagen. E se leggendo questo testo vi siete distratti anche solo per un attimo, se nel frattempo vi siete mossi un tantino sulla sedia, forse avete anche voi l’Adhd…

 

È l’unico strumento che viene utilizzato per fare diagnosi di ADHD. Ecco un esempio di test somministrato ai bambini nelle nostre scuole:
 Il bambino commette spesso errori di disattenzione nei compiti e nei giochi?
Il bambino sembra spesso non ascoltare ciò che gli viene detto?
 Il bambino ha difficoltà a giocare quietamente?
 Il bambino è distratto facilmente da stimoli esterni?
◊ Il bambino muove spesso mani e piedi sulla sedia?
 Il bambino ha spesso difficoltà ad attendere il proprio turno?
 Il bambino cerca di evitare compiti che richiedono sforzo mentale protratto?
 Il bambino tende facilmente a perdere gli oggetti necessari per i compiti e le attività?
Il bambino chiacchiera troppo spesso?

IN ALTRE PAROLE: IL BAMBINO…È UN BAMBINO?

Se avete risposto SI ad almeno 6 di queste 9 domande, nonostante siate adulti… siete iperattivi anche voi!

Cosa ci sta dietro?
UNA STUDIATA E SPIETATA STRATEGIA DI MARKETING, CHE SI SVOLGE COME SEGUE:
Alcuni eminenti “esperti del settore” fanno di un problema comportamentale una MALATTIA
Sui giornali e in TV la nuova malattia viene pubblicizzata, si sensibilizzano genitori e insegnanti su quanto sia importante diagnosticarla PRECOCEMENTE
Vengono approvati e posti in commercio NUOVI psicofarmaci per “curare la malattia”
Vengono inventati test per CREARE nuovi pazienti, ossia nuovi consumatori
I test vengono distribuiti NELLE SCUOLE di infanzia e di istruzione primaria sotto nomi apparentemente innocui come “Studio delle relazioni tra funzioni cognitive”, “Rilevazione del disagio e malessere psicologico”, ecc.

E COSÌ IL TERRENO È PRONTO: INSEGNANTI, PSICOLOGI E GENITORI AFFIDANO LE PROPRIE BUONE INTENZIONI AL GIUDIZIO SOGGETTIVO E TRAVIATO DI ALCUNI “LUMINARI”, SENZA ACCORGERSI DELLA DEVASTAZIONE CHE QUESTA MALRIPOSTA FIDUCIA PROVOCHERÀ SUI LORO BAMBINI.